martedì 10 maggio 2011

PER LA SERIE.....OLTRE : BOB MARLEY


IL MITO DI BOB MARLEY A TRENT'ANNI DALLA MORTE

''Money can't buy life''. Leggenda vuole che siano state queste le ultime parole di Robert Nesta Marley, il profeta del reggae scomparso l'11 maggio del 1981.

Il denaro non puo' comprare la vita, avrebbe detto sul letto di morte trent'anni fa al figlio Ziggy, confermando fino all'ultimo istante il completo distaccamento nei confronti dei beni materiali da parte di quella che e' stata probabilmente la voce piu' autorevole della cultura afroamericana, diventato un'autentica leggenda globale e un eroe per i paesi del Terzo Mondo.

Nato il 6 febbraio del 1945 a Nine Mile, un piccolo villaggio della contea di Saint Ann in Giamaica, Marley era figlio di un bianco ex ufficiale della Marina di origini inglesi e di una giovane donna di colore, Cedella Booker, con la quale, agli inizi degli anni cinquanta si trasferi' nei sobborghi di Kingston, a Trenchtown, una delle zone piu' povere e pericolose del mondo.

E' qui che fece amicizia con Neville O'Riley Livingston (al secolo Bunny Wailer) e Peter McIntosh (ribattezzato poi Peter Tosh), con i quali inizio' a muovere i primi passi nel mondo della musica con un trio vocale dedito allo ska, la musica antesignana del reggae.

Risale al 1966 il nome di The Wailers, sotto il quale il gruppo inizio' a incidere i primi successi, ed e' dello stesso anno il matrimonio con Alpharita Costancia Anderson (Rita Marley) che lo inizio' al rastafarianesimo, una dottrina religiosa basata sulla Bibbia che riconosceva nel re d'Etiopia, Haile Selassie, il proprio profeta.

Il primo album dei Wailers, ''Catch a Fire'', fu pubblicato nel 1973, riscuotendo subito un grande successo sia pure a livello locale, seguito l'anno dopo da ''Burnin'''. Una canzone contenuta in questo secondo disco, ''I Shot the Sheriff'', fu ripresa da Eric Clapton, il quale contribui' non poco a rendere Marley una star di fama internazionale. Sciolto il terzetto, la carriera ando' avanti sotto il nome di ''Bob Marley & the Wailers'' e nel 1975 il singolo ''No Woman, No Cry'', dall'album ''Natty Dread'', irruppe prepotentemente nelle classifiche di mezzo mondo.

Marley comincio' a guardare allora al di la' dei confini della sua piccola isola, dove nel 1976 due giorni prima di salire sul palco per lo ''Smile Jamaica'', un concerto organizzato dal primo ministro giamaicano Michael Manley per spegnere il clima da guerra civile che aleggiava sulle elezioni politiche nel paese, lui e la moglie subirono un attentato da parte di un gruppo di persone armate. Bob rimase ferito a un braccio e poco tempo dopo si trasferi' in Inghilterra dove registro' gli album ''Exodus'' e ''Kaya''.

E' del 1977 la scoperta della malattia che lo avrebbe ucciso. Durante una partita di calcio, sport del quale era un grande appassionato, si feri' a un alluce e gli fu diagnosticato un melanoma. E' opinione diffusa, ma non del tutto verificata, che Marley rifiuto' i trattamenti medici in virtu' della sua fede Rasta e il male progredi' inesorabilmente. Nel 1978 fece ritorno in patria per un nuovo show ''politico'', il ''One Love Peace Concert''. Su richiesta del cantante, i due leader delle fazioni rivali, Manley ed Edward Seaga si incontrarono sul palco e si strinsero la mano. Il messaggio funziono', ma Marley fu costretto comunque a rimanere alla larga dall'isola stabilendo la sua residenza a Miami.

Il cancro intanto si era esteso e dopo un tour in Europa, che lo porto' anche in Italia (il 27 giugno 1980 allo Stadio San Siro di Milano, di fronte a 100.000 spettatori e il giorno seguente in un altrettanto gremito Stadio Comunale di Torino), il 23 settembre 1980 Bob tenne il suo ultimo concerto allo Stanley Theater di Pittsburgh, pubblicato di recente in un doppio disco. L'11 maggio dell'anno dopo mori' in un ospedale in Florida, senza fare testamento, con tutti i soldi guadagnati depositati in un conto corrente di una banca di Miami che solo molti anni dopo la moglie e i figli riuscirono ad avere indietro.

La Giamaica che lo aveva costretto all'esilio gli tributo' delle solenni esequie di Stato e il cantante fu seppellito nella sua Nine Mile, vicino alla casa della sua infanzia, trasformata in un mausoleo.

A trent'anni dalla morte, il re del reggae e' paradossalmente molto piu' famoso oggi, simbolo della redenzione popolare e della emancipazione degli oppressi, oltre che del consumo di marijuana, l'erba che considerava in qualche modo sacra e che, al di la' di ogni considerazione di carattere morale, ha finito con il contrassegnare la controcultura fino ai giorni nostri.

FONTE: ASCA

2 commenti:

gragra ha detto...

Siccome noi siamo...oltre "Amici", non potevo non ricordare l'anniversario della morte di grande personaggio, eh sì perchè chiamarlo cantante è riduttivo.
Ricordo quando sono stata in Jamaica un bel pò di anni fà, il suo mito era sempre presente nella sua terra e non solo a livello commerciale, come sarebbe facile pensare, ma proprio dentro le persone che hanno visto in lui il proprio riscatto da una vita non proprio ricca di agi...anzi!
Ciaooo blog

roberta ha detto...

Ciao Gragra brava !! E' proprio un mito per noi sopratutto non piu' ragazzine dicamo !! Si nella sua terra la sua presenza si sente ovunque un personaggio che ha lasciato segno profondo ..
buona giornata a tutti cerchero' di essere piu' presente prossimamente, a casa ho cambiato il pc e non sono ancora tanto pratica .. ma ce la posso fare !!
A presto